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Althaea, la pianta per dare sollievo alla gola

È una pianta perenne che cresce spontaneamente in tutta Europa in luoghi freschi e umidi, lungo fiumi e laghi. Risulta utile nell’infiammazione della bocca e nelle flogosi faringee (faringite acuta) spesso associate a tosse secca.

IDENTIKIT DELLA PIANTA:

Nome botanico: Althaea officinalis L.

Nome comune: altea, malvone, bismalva

Famiglia: Malvaceae

Benefici: ha un’azione emolliente e antinfiammatoria

Caratteristiche dell’Altea

È una pianta perenne che cresce spontaneamente in tutta Europa in luoghi freschi e umidi, lungo fiumi e laghi.

La radice si presenta grossa e carnosa, di colore chiaro. Il fusto raggiunge l’altezza di 50-160 cm. Le foglie sono larghe, a forma di lobo, lunghe dai 6 ai 10 cm, di colore grigiastro e vellutate. I fiori sono di colore rosa pallido e con numerosi stami di color violetto. La fioritura avviene da giugno a settembre.

Il frutto è formato da numerosi acheni disposti circolarmente uno vicino all’altro.

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Principali benefici

Tutte le parti della Altea contengono mucillagini e ciò caratterizza l’attività della pianta come emolliente e antinfiammatoria. Risulta utile nell’infiammazione della bocca e nelle flogosi faringee (faringite acuta) spesso associate a tosse secca[1].

Può avere un’azione:

·        Emolliente

·        Antinfiammatoria

Curiosità

 Il nome Altea deriva dal greco e significa guarire. Gli antichi, infatti, ne facevano largo usa per le sue proprietà antinfiammatorie sia per il trattamento sintomatico della tosse, le irritazioni della mucosa orofaringea, per i problemi digestivi e dermatologici.

“Quante gocce di Althea officinalis devo prendere?”


Le caratteristiche fisiologiche e le necessità di ogni individuo possono essere molto variabili, così come la varietà dei prodotti sul mercato. La quantità e il momento della giornata in cui assumere Althea officinalis è diverso per ciascun individuo: i professionisti della salute sapranno individuare la modalità ottimale di assunzione secondo le specifiche necessità.

[1] Brinckmann J., 2003, Journal of Alternative and Complementary Medicine, 9, 285-298.